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TusciaFood Diary, Episodio 2

Bentornati ai nostri viaggi tusciosi nel “mare magnum” del food Made in Tuscia, carissimi lettori. Alt, pensavate che non ci avevamo preso gusto? Non scherziamo. Abbiamo lo stomaco elastico noi di Tuscialove. Se ci sentisse il nostro personal trainer ci scomunicherebbe a vita!

Comunque, tralasciando i sensi di colpa che poco si sposano con il mood odierno, passiamo all’attacco, Tuscialovers. Un nome, un mindset preciso, una storia e una tusciosità che suonano come una hit estiva permanente, come quelle degli anni ‘90 per intenderci: Coccia Sesto. Sbam! Questo sì che è un pugno alla Iron Mike dei bei tempi, Tuscialovers del nostro cuore. Del resto, cosa c’è di più tuscioso di Coccia Sesto, autentica istituzione dei salumi, degli insaccati e di tutto quello che Dio ha creato in Tuscia? 1-0 palla al centro (oggi siamo sportivi poliedrici a quanto pare).

Stop. We need to be focused. Ritorniamo nei ranghi e diamo spiegazione veloce veloce.

Ale ci messaggia: “A belli, andiamoci a fa una bella scorpacciata di ciccia. Di ciccia buona. In breve, Coccia Sesto”. Noi: occhi sbarrati, acquolina in bocca, scusateci vegan people, irresistibile. Ale percepisce lo svenimento in diretta e chiama Andrea, giovane rampollo super smart della royal family viterbese Coccia. Abbiamo l’appuntamento. Festa, lacrime, dieta di preparazione e arriva il gran giorno.

È la sera di un lunedì di novembre ma per noi è come se fosse venerdì sera. Eccitati come bambini davanti al proprio regalo di natale entriamo nel paradiso tuscioso. O-mio-Dio, Tuscialovers! Andrea già se la ride. Lo sapeva che avrebbe fatto centro alla prima sniffata degli odori del suo universo. No cocaine, Si Coccia parfum. Dior, lo senti questo aroma? Ecco, impara.

Andrea si dimostra sin da subito un padrone di casa squisito. Gentile, cordiale e con la passione per il suo lavoro che si legge negli occhi. Che sia questo il segreto della famiglia Coccia e del suo longevo successo? Molto probabile.

Ci addentriamo e il bancone è qualcosa di unico. Un susseguirsi di prodotti che ti stendono come il quinto negroni alla serata della vita. Alla fine, la cherry on the top: sua maestà la porchetta. Non glielo dite…ma Ale se l’è portata a casa un pezzettino. Buongustaio che non è altro. E te credo, è un super giornalista enogastronomico!

Torniamo a noi. Andrea ci fa un cenno e ci dice che sono pronti i missili veri, quelli che solo loro possono lanciare. Occhi a cuoricino. Ci avviciniamo e si parte. Countdown d’obbligo, Tuscialovers. Ed ecco a voi i diamanti del giorno:

  • La Susianella. Esatto, esiste davvero! E’ la leggenda tusciosa, l’insaccato che secondo taluni è di derivazione etrusca e composto da cuore, fegato, guanciale e spalla. Tuscialovers, qui si tratta del Santo Graal degli insaccati, che quando lo mangi diventi un archeologo del gusto perché i sapori sono veramente storici. Ancora sul divano a leggere? Correte da Coccia Sesto a comprarla, Tuscialovers.
  • Il Guanciamia. Se il nomen juris conta qualcosa, in questo caso i ragazzi di Coccia hanno avuto l’idea del secolo. Voto 10 per il marketing. A parte il nome tuscioso, la potenza di questo prodotto è esagerata. Una bomba atomica che vi esplode in bocca ed è subito bruschetta con pane made in Tuscia.

Momento di euforia. Dobbiamo smaltire la sbornia culinaria. Non c’è tempo, Tuscialovers! Perché da Coccia Sesto ci sono le secret rooms. Siamo nel labirinto d’Italia. Due “sale” interne, che manco Versailles potrà mai avere, che comprendono tutto lo scibile del mondo degli insaccati e dei salumi. Rimaniamo immobili. E’ talmente grande l’emozione che regna il silenzio. Il più assordante e magnifico mai provato.

>Momento serietà. Qui si fa realmente sul serio. Comprendiamo il duro lavoro che c’è dietro a tutto questo. Percepiamo i sacrifici, la tradizione, la cultura e l’amore che Coccia Sesto porta avanti dal 1947.

Inebriati da questa esperienza tusciosa torniamo nella hall del salumificio più amato di Viterbo con una gioia che ci eleva tre metri sopra il cielo (Moccia il prossimo libro vienilo a scrivere in Tuscia…). E allora appagati e soddisfatti ci abbracciamo con Andrea, stretta di mano vigorosa, promessa di incontrarci a breve, pugnetto stile confraternita americana e torniamo a respirare l’aria del novembre viterbese. Ma con Coccia nelle vene, Tuscialovers!

A proposito… Ale guarda che ti abbiamo visto che ti portavi via un guanciale gigante! Quanto magna oh, ed è pure magro, come farà rimane un mistero.

Al prossimo episodio, Tuscialovers.

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