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Bagnaia

Bagnaia è una frazione di Viterbo, situata sul tratto della Via Francigena, che passa attraverso i tusciosi monti Cimini.

Il borgo di Bagnaia è noto per il suo giardino manieristico Villa Lante, un vero e proprio gioiello architettonico del XVI sec., realizzato, probabilmente, su disegno del Vignola. Avete capito che storia, Tuscialovers?

Meta amata e apprezzata da tutti i turisti con la Tuscia nel cuore, Villa Lante si caratterizza per la sua originalità e la sua maestosità dei giardini rigorosamente all’ italiana. Non sono meno tusciosi gli splendidi edifici e le favolose fontane che vi colpiranno come un fulmine a ciel sereno.

Il centro di Bagnaia è di origini molto antiche, c’è chi sostiene che sia addirittura anteriore all’anno 1000, e conserva ancora tanti esempi di architettura antica. Insomma, come piace dire noi: la Tuscia è storia che cammina.

Era il 963 quando ci arrivano le prime notizie su Bagnaia e, infatti, si parla di un villaggio di nome Bangaria.

Una fonte storica, precisamente un diploma del legato imperiale Cristiano, arcivescovo di Magonza, afferma Bagnaia come possesso di Viterbo. Attenzione, cari lettori! Piccola nota folcloristica: non dite mai a un “bagnaiolo” che il suo borgo è in possesso di Viterbo…Bagnaia è una realtà autonoma da quella viterbese!

Proseguendo nella storia bagnaiola, arriviamo al 1201, quando il paese venne donato a Guido e Giovanni di Guidone, che a loro volta lo cedettero a S.Maria della Palanzana, il tutto per togliere Bagnaia a Viterbo (non a caso, visto quanto scritto sopra).

Questo vano tentativo di allontanare Viterbo, però, fallì in un batter d’occhio, tanto che nel 1202 una bolla di Innocenzo III, confermò la supremazia possessoria di Bagnaia da parte di Viterbo.

Nel XIII secolo, Bagnaia venne donata dal Papa al Vescovo di Viterbo. Tuttavia, fino al XVI secolo non vi fu costruita nessuna residenza vescovile.

Il Medioevo e soprattutto il Rinascimento, si contraddistinsero per l’edificazione di una serie di opere architettoniche che raggiunsero il loro apice con la tusciosa Villa Lante.

Fu il cardinale Gianfrancesco Gambara a volere Villa Lante nel 1566. La villa è un autentico diamante della Tuscia, con il suo giardino all’italiana, le sue fontane e i tusciosi giochi d’acqua.

Ma è nel 1576 che Bagnaia divenne una piccola città. Invero, un architetto senese, Tommaso Ghinucci, fece un riassetto del paese sotto l’aspetto urbanistico.

I risultati più tangibili di questo nuovo studio urbanistico si traducono in Piazza XX Settembre, realizzata prendendo come ispirazione Piazza del Popolo a Roma.

Eventi a Bagnaia che non potete perdere

Sagra degli Stracci: ad agosto si gustano gli Stracci, che consistono in una pasta all’uovo fatta a mano, tirata a sfoglia e stracciata a mano. Una ricetta da leccarsi i baffi.

Fuoco di Sant’ Antonio: evento che si svolge a metà gennaio e si celebrano i festeggiamenti per Sant’ Antonio. Un clima di festa, giochi e tanti intrattenimenti che fanno di questa festa un momento di convivialità unico, specialmente per lo spettacolare fuoco che viene acceso nella piazza principale.


Villa Lante

Il gioiello tuscioso di Bagnaia, Villa Lante, è uno dei più bei parchi del Rinascimento. Già lo splendido giardino all’italiana e la balaustra della fontana dei Giganti, valgono la visita.

Dall’alto la vista è impressionante: basti pensare alle precise geometrie del giardino con al centro la fontana dei Quattro Mori: roba da sentirsi male! Per non parlare dei giochi d’acqua e le fontane, le palazzine “gemelle” Gambara e Montalto, il grande parco con la ghiacciaia, la casina di caccia e le numerose fontane sparse nel bosco che completano quest’opera che, a detta di tanti critici autorevoli, nulla ha da invidiare a villa d’Este di Tivoli ed ai giardini di Palazzo Farnese di Caprarola.

La storia di Villa Lante è fortemente legata a quella del Borgo di Bagnaia (il medievale Castrum Balneariae)

Una carrellata di notizie ci aiuteranno a comprendere meglio quanto stiamo raccontando: i conti Lombardi di Castellardo, cui apparteneva, lo donarono nel 1173 a Viterbo; i consoli di Viterbo cedettero poi il tutto al loro vescovo Raniero ed ai suoi successori nel 1202; nel 1498, il Cardinale Raffaele Galeotti Sansoni Riario, nipote di papa Sisto IV della Rovere, maturò l’idea di costruire un “Barco”, vale a dire un vasto parco recintato dove dedicarsi alla caccia.

Fu il nipote Ottaviano Visconti l’autore di quest’opera, che fece recingere, intorno al 1514, venticinque ettari di terreno con un alto muro.

Nel 1521 questi fece costruire il primo edificio del parco, il Casino di Caccia

Il Cardinale Niccolò Ridolfi, il successore di Ottaviano Visconti, nipote di papa Leone X dei Medici, diede inizio alla trasformazione da riserva di caccia a parco ricco di fontane, quando costruì, nel 1532, il primo acquedotto che portava le acque della sorgente Votamare in una enorme vasca situata in mezzo al bosco.

E arriviamo al 1568, data in cui prende possesso del castello di Bagnaia e di tutte le sue pertinenze il cardinale Giovanni Francesco Gambara da Brescia. Questo rappresenta un evento decisivo per il futuro di Villa Lante.

Il Gambara è, infatti, tra i cardinali più ricchi e sensibili del suo tempo, e lo dimostrerà con la realizzazione della maggior parte delle opere, giardino compreso, che oggi possiamo tusciosamente ammirare a villa Lante.

Era in quegli anni che stavano sorgendo, a Caprarola, Roma e Tivoli, luoghi di rara bellezza, come il Palazzo Farnese con i suoi giardini, gli Orti Farnesiani sul Palatino e la villa d’Este. Un misto di tradizione e leggenda vuole che il progettista di Villa Lante fosse il Vignola, che in quel tempo ha lavorato molto in tutta la Tuscia.

Questa tesi è confortata dall’analogia con i caratteri ed i dettagli dell’architettura vignolesca sviluppati negli Orti Farnesiani e nel Palazzo Farnese di Caprarola. In epoca successiva, dopo la morte del Vignola nel 1573, intervenne nei lavori l’architetto senese Tommaso Ghinucci, il quale era un noto esperto di idraulica e creatore anche a villa d’Este.

Il Vignola disegnò probabilmente il giardino e realizzò il progetto di due fabbricati gemelli sovrastati da terrazzamenti. Tutto il complesso si snoda su di un unico asse, da nord a sud, con un dislivello di sedici metri che permette all’acqua, componente essenziale del giardino, di scorrere rettilinea dalla Grotta del Diluvio per arrivare, di fontana in fontana, fino alla grande vasca del Quadrato, ai piedi del pendio.

Le forme sono geometriche, regolari, come d’altronde avviene in tutti i giardini del Rinascimento italiano, dove nulla è lasciato al caso.

E’ esclusa la coltivazione dei fiori, così da non guastare l’effetto chiaroscurale e far si che venga mantenuta l’uniformità del paesaggio in tutte le stagioni.

Nel 1578 venne terminato l’edificio di destra, la Palazzina Gambara, che fu riccamente affrescato da artisti del calibro di Federico Zuccari, Raffaellino da Reggio e Antonio Tempesta. Poi i lavori subirono una repentina battuta d’arresto.

La causa pare sia la visita del Cardinale Carlo Borromeo, che ebbe a rimproverare il Gambara.

Il cardinale Gambara morì nel 1587 e papa Sisto V, figlio di un piccolo agricoltore di Montalto nelle Marche, donò al pronipote Alessandro Damasceni (fu nominato cardinale a soli quattordici anni) la villa di Bagnaia.

Il giovane cardinale fece costruire la palazzina gemella mancante, che fu battezzata Palazzina Montalto, fece abbellire il parco e fece collocare sulla fontana centrale il Gruppo dei Mori con lo stemma di famiglia, che ancora oggi vi campeggia.

Dopo la morte del cardinale Montalto, avvenuta nel 1623, la villa passò in mano a vari cardinali, finchè non fu concessa (dal 1656 al 1933), prima in enfiteusi, poi in proprietà, alla famiglia Lante della Rovere.

Fu la famiglia della Rovere che diede il nome Villa Lante alla villa. Nel 1971 subentrò nella proprietà lo Stato Italiano e da allora la Soprintendenza per i beni architettonici e per il paesaggio del Lazio ne cura la manutenzione e la vigilanza.

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