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Il Calice e la Stella
Il Calice e la Stella

TusciaFood Diary

TusciaFood Diary, episodio 1 – Il Calice e la Stella a Canepina

TusciaFood Diary, episodio 1 – Il Calice e la Stella a Canepina

Com’è noto, in Tuscia ci piace magna’. Eh già, bisogna dirlo “pane al pane vino al vino”, come proverbialmente ci viene insegnato da piccoli, Tuscialovers. Da qui, l’idea tusciosa che abitava la nostra mente da un po’ di tempo. Ci guardavamo mentre addentavamo l’ennesimo piatto tuscioso e le sinapsi del gusto si attivavano dandoci tremiti e brividi di godimento a 360 gradi.

Click! Facciamo uno storytelling (come siamo british oggi, cari lettori) sulle mille sfaccettature della cucina Made in Tuscia. Sguardi complici, sorrisetti tusciosi e siamo pronti a tagliare il nastro della partenza.

Chiamata. Dall’altra parte del telefono risponde il buon Alessandro Creta, @cretalex per gli amici online. Ale è un giornalista enogastronomico, massimo livello di cintura tusciosa. Ci becchiamo per un aperitivo. Cazzo, Ale l’idea che lanci ci piace una cifra. Let’s do it together! Share the TusciaFood e abbiamo il biglietto per iniziare il viaggio. Next stop, e prima tappa del giro, è “Il Calice e la Stella” del tusciosissimo Felice Arletti, sulle Hills a Canepina.

Prima notizia tusciosa: il ristorante di Felice ha ricevuto la Chiocciola Slow Food Italia. Che cos’è? E’ il riconoscimento per i locali che si distinguono per buon cibo, pulito, sano e con lo sguardo rivolto al territorio e alla sua sostenibilità ambientale.

Si parte a bomba, Tuscialovers, direzione “Il Calice e la Stella”!

Arriviamo. Felice è un uragano di simpatia e cultura culinaria. Che oste, Tuscialovers. Sì, lo sappiamo che vi frulla nella mente tusciosa… un oste non dice mai che il proprio vino è cattivo. Ma, fidatevi di noi. La sua personalità vi dirà con anticipo la buona riuscita della serata al sapore inimitabile di Tuscialove.

Su su, basta convenevoli. E’ ora di mangiare la cucina tusciosa. Felice ci apre le porte segrete del suo ristorante, ci fa conoscere la cucina dove si stanno preparando per creare opere d’arte tusciose. Ci porta nella sua cantina dove nasconde dei vini che al solo guardarli fanno brillare gli occhi e balzare il cuore in gola. What an amazing Agriristoro, Tuscialovers che non siete altro. Siamo gonfi di sensazioni. Felice: facci sedere, stiamo impazzendo dalla voglia di assaggiare la tua arte.
Accontentati, Felice ci racconta i suoi piatti e i suoi significati. Amici carissimi, qui è un tuffo nella storia della Tuscia. Felice è un narratore da paura! Sì, avete ragione, vi avevamo promesso la cena. Scusateci, ma come si fa a resistere ai racconti del padrone di casa?!

Ci siamo. Start dinner a “Il Calice e la Stella”!

In sequenza quello che ci siamo pappati e le nostre reazioni, rigorosamente di pancia non ci formalizziamo, lettori tusciosi:

  • Fieno canepinese al ragù di manzo, storicamente detto “maccarone di Canepina”. Wow! La prima pasta all’uovo del viterbese, di cui la prima ricetta risale al 1600. Avete capito bene. Roba da impazzire… gusto, consistenza, delicatezza, cervello a mille, cuore che pompa e il godimento che si materializza in sorrisi che manco ve li possiamo spiegare.
  • Cannolino di pasta fillo con ripieno di crema di castagne. Hai detto sapori del territorio? Bè, più di così si muore…la castagna non si mangia solo davanti al fuoco. Venite da Felice e ne rimarrete estasiati.
  • Flan di zucca, porcini e castagne. Attenzione perché qui l’autunno vi entra in bocca e non vi lascia più. I suoi echi vi rimarranno per giorni… tusciosità a mille!
  • Porcini e patate arrosto. Udite udite, Tuscialovers. Che cena sulle Hills sarebbe senza questo connubio tuscioso? One word: Amazing. E niente, questo vezzo american slang a noi non va proprio via.
  • Guanciale croccante, granella di nocciole, castagne e balsamico. No no no no, fermatevi, o voi che entrate! (sommo poeta non ci odiare per questo tentativo di citazione). Come si fa a descrivere il paradiso in terra dove la perfezione incontra la soddisfazione di tutti i sensi? Ecco, questa portata è decisamente così. Dovete mangiarla, entrarci dentro e trarre le vostre conclusioni.
  • E mica siamo fessi, Tuscialovers. Vi pare che Felice ci lasciava senza vino?! Dolcetto d’Alba targato Slow Food. Che roba!

Fine cena. Felice ci allieta ancora con le sue storie, la sua cultura e un amaro che realmente è un amaro che viene prodotto dal farmacista di Vallerano. Sì, sì e ancora sì. Solo in Tuscia esistono queste cose. Abbracci, ringraziamenti, ci rivediamo presto, daje, bella. Frasi di rito, ma sentite con il cuore, e si torna a casa. Felici e contenti e con la Tuscia a scaldarci.

Al prossimo episodio, Tuscialovers.

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